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Il Complesso

Il complesso conventuale di Santa Maria di Castello, a ridosso della zona portuale del Molo, occupa la sommità di un’area collinare di antichissimo insediamento: la presenza stratificata di fortificazioni preromane, romane e bizantine, fino all’edificazione, fra i secoli IX e X, del palazzo vescovile, connotò quest’area come sede del potere militare e religioso.

Con lo stanziamento intorno all’ XI secolo delle consorterie dei Castello e degli Embriaci, di cui resta la torre, la zona divenne inoltre residenza di importanti famiglie. La presenza in tale nucleo di un tempio, secondo la tradizione fondato nel 658 dal re longobardo Ariperto, è per la prima volta nota attraverso un documento del 1049.

È attestato che nella prima metà del XII secolo la chiesa era officiata da un collegio di canonici, di cui è nota un’intensa attività di accrescimento del nucleo immobiliare attraverso donazioni e acquisti di aree. A quest’epoca risale la costruzione della chiesa attuale, a tre navate coperte a capriate, transetto – sul cui braccio sinistro sorge la torre campanaria – e tre absidi, opera di maestranze antelamiche.

La diminuzione numerica e il lento declino imputabile all’assenteismo dei canonici, condussero alla richiesta da parte del doge Tommaso Campofregoso e delle famiglie più influenti della parrocchia a papa Eugenio IV di affidare la chiesa ai Domenicani riformati. Il papa acconsentì e il 14 giugno 1441 soppresse lacollegiata, affidando la chiesa ai frati e trasferendo loro le proprietà e i redditi della collegiata stessa. Questo provocò la reazione dei canonici, che per un anno e mezzo, con il sostegno dell’arcivescovo di Genova, Giacomo Imperiale, si opposero all’arrivo dei Domenicani: la chiesa fu consegnata ai frati solo il 13 novembre 1442.

Le differenti esigenze della nuova comunità portarono alla creazione del complesso conventuale, la cui vasta area fu ricavata da acquisti e demolizioni. Grazie alla munificenza dei fratelli Emanuele e Lionello Grimaldi-Oliva furono costruiti tra il 1445 e il 1452 il secondo chiostro e la sacrestia, fu avviato il primo chiostro (completato tra il 1453 e il 1462) e realizzata la decorazione scultorea e pittorica, di cui rimane testimonianza nell’Annunciazione di Giusto di Ravensburg, firmata e datata 1451, e negli affreschi della volta del loggiato inferiore del secondo chiostro detto dell’Annunciazione. Il terzo chiostro fu eretto tra il 1492 e il 1513.

Nel primo chiostro si trovavano il refettorio, i dormitori, la cucina e l’infermeria, nel secondo la sala capitolare, la biblioteca, la loggia ad uso dei frati, la spetiaria, i parlatori.

Dalla seconda metà del XVII secolo, in coincidenza con un grave indebolimento numerico ed economico dei Domenicani, si alternarono alienazioni e trasformazioni spesso dovute alla necessità di affittare zone del convento, mentre in chiesa si continuò a provvedere alla decorazione di alcune cappelle.

Nella prima metà del XIX secolo il convento si trovava in uno stato di degrado, che si aggravò nel 1859 con l’occupazione delle truppe dell’esercito sardo-piemontese e con l’espulsione dei frati in conseguenza dell’applicazione della legge Cavour-Rattazzi che nel 1855 aveva soppresso le corporazioni religiose: in parte incamerato dallo Stato, il convento fu inserito in un programma di speculazione edilizia che si attuò nel 1870 con la sopraelevazione del primo e del terzo chiostro, trasformati in edifici ad appartamenti.